dal blog PENSIERI GRAFICI

Newsletter #17 – Comunicazione: di tutto, di più.

Pensieri grafici_Newsletter Erica Bortolussi

Estate 2023 "Comunicazione: di tutto, di più: questa è la newsletter che ho inviato il 21 giugno 2023 che parla di comunicazione.

Pensieri grafici_Newsletter Erica Bortolussi
Estate 2023 "Comunicazione: di tutto, di più: questa è la newsletter che ho inviato il 21 giugno 2023 che parla di comunicazione.

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Non avete l’impressione che ci sia “troppa comunicazione” intorno a noi?

È una considerazione assolutamente personale, non sono una sociologa, né un’economista o un’advertiser, ma bazzico nel mondo della comunicazione da un po’ e l’impressione che ho ultimamente è che siamo arrivati a un livello di saturazione molto alto nel mondo della comunicazione.

Mi sembra ci sia stata una moltiplicazione nell’utilizzo degli strumenti di comunicazione, sia per quanto riguarda il numero dei canali utilizzati, sia per la presenza su più canali dello stesso messaggio in contemporanea.

Anche in passato, potevamo leggere la stessa notizia su più quotidiani e poi sentirla al telegiornale della sera, leggerla in modo approfondito su un magazine settimanale, piuttosto che in una trasmissione televisiva, o magari in modo ancora più approfondito all’interno di un libro. Non è quindi una novità. Quello che è cambiato è la quantità degli strumenti di comunicazione utilizzati, da quando sono arrivati (e continuano ad arrivare!) nuovi canali attraverso cui veicolare i messaggi.

L’altra grande novità rispetto al passato è che, da fruitori dei messaggi/notizie, siamo diventati noi stessi creatori di contenuti nel momento in cui gli strumenti di comunicazione sono diventati accessibili a tutti. 

Ciascuno di noi, anche con pochissime competenze tecniche, può arrivare ad avere dei canali social, un sito web, un blog, una newsletter, un podcast o realizzare campagne di ADV. Questo è sicuramente uno dei fattori responsabili della moltiplicazione di cui parlo, che diventa esponenziale a causa del funzionamento degli algoritmi che governano i nuovi mezzi di comunicazione che usiamo (social media in primis).

Sono proprio gli algoritmi gli artefici di molte delle nuove regole del gioco, premiando un’alta frequenza di pubblicazione, privilegiando un determinato format rispetto a un altro, incoraggiando, a seconda del momento, le varie “mode” relative alla scelta del canale e del format di comunicazione da utilizzare. Pensiamo alle varie ondate che si sono succedute negli ultimi dieci anni, a partire dai blog fino ad arrivare ai vari canali social: c’è chi è arrivato prima, chi dopo; chi si è specializzato, chi è rimasto più generalista; chi è rimasto più a lungo, chi è stato una meteora.

Un esempio? Clubhouse, una piattaforma sonora di cui si parlò tantissimo al suo lancio, tanto da avere un boom pazzesco, per poi durare solo pochi mesi ed essere soppiantata molto velocemente da altri canali di ascolto, come i primi podcast. Podcast, però, che sembrano godere di una vita molto più lunga e interessante.

C’è poi la newsletter che periodicamente viene data per morta e puntualmente si dimostra, invece, viva e vegeta tanto da essere privilegiata come strumento di comunicazione dalla maggioranza dei freelance e delle piccole e medie aziende. Ma se mi metto nei panni dell’utente che la riceve – nei panni di voi che leggete questa newsletter, così come nei miei stessi panni come lettrice di numerosissime newsletter – mi chiedo se questi messaggi che intasano le nostre caselle di posta elettronica non siano troppi.

C’è tanto, c’è troppo di tutto

Centinaia di mail ogni giorno, di newsletter a cui ci siamo iscritti di nostra spontanea volontà, ma che non abbiamo il tempo di leggere. Ogni mail contiene decine di link (ultima moda di questo canale, l’avete notato anche voi?). Decine di notizie, decine di strumenti e di app, decine di dialoghi in community sotto forma di chat su Telegram che sfornano una quantità infinita di messaggi a cui è impossibile star dietro, almeno per me.

Non parliamo dei social. Sui social non riesco neanche più a seguire le persone o i contenuti a cui sono veramente interessata, perché non riesco a rintracciarli all’interno del feed. Vengo sommersa da una marea di informazioni e messaggi che sempre meno corrispondono ai miei filtri di ricerca e di interesse e perdo così il filo del discorso, ma soprattutto non riconosco più alcun valore a tutta questa “comunicazione”!

Ci hanno trasmesso l’illusione che bastasse esserci (diventare editori di contenuti), poi che bastasse esserci tanto (almeno 1 reel/post al giorno), poi che bastasse pagare per emergere tra gli altri (ADV su Google e su Meta), poi che bastasse intercettare un topic trend e cavalcarlo (tutti a parlare contemporaneamente dello stesso argomento), poi che bastasse trasferirsi sullo strumento di comunicazione che usano tutti (e via a seguire la moda del social del momento), che bastasse un funnel a imbuto per completare un acquisto (articoli e video a spiegare come con un funnel realizzerai una vendita che ti porterà ad essere milionario in soli 3 mesi, sì, hai capito bene, 3 mesi!)…

Tutto questo senza spiegare che è necessario avere un’identità riconoscibile per poter rendere un messaggio di valore, che sia una notizia, un servizio o un prodotto, che sia la tua credibilità se sei un’azienda o la tua professionalità se sei un artigiano o freelance o hai un’attività in proprio

In tutto ciò noi ascoltatori, lettori, fruitori di questi mezzi vorticosi, veniamo continuamente invasi da mille stimoli e messaggi di comunicazione e non distinguiamo più nulla. 

Non capiamo di chi fidarci, non ci ricordiamo nessuna notizia, prodotto o messaggio in particolare e, se lo facciamo, è solo a causa di ADV che ci hanno targettizzato più o meno correttamente. 

È un vortice sempre più frenetico, in cui non credo ci siano vincitori.

E allora, da professionista della comunicazione, mi chiedo quale debba essere il mio approccio. Come allontanarmi dal marketing inteso come vendita, per tornare al branding e all’insieme dei valori che posso e voglio trasmettere. Ci ho pensato molto negli ultimi tempi, alcune intuizioni sono arrivate senza troppi ragionamenti, in altre ho sedimentato a lungo le risposte, e ho provato a stilare alcune possibili soluzioni, valide per me.

  • Comunicare meno riducendo la frequenza di comunicazione. Mi è capitato più volte che l’assenza di comunicazione, seguita da un messaggio di valore solo quando necessario, sia risultata più efficace di una comunicazione quotidiana, ma spesso “vuota”. Questo è quello che sto sperimentando anche per la mia stessa comunicazione social. Questo è quello che ho deciso ormai anni fa per la periodicità di questa stessa newsletter.
  • Privilegiare il reale, al posto del digitale. Tentare di tornare a una comunicazione più autentica, in presenza, che permetta un dialogo/rapporto più immersivo e stimolante rispetto a un messaggio digitale. Vi ricordate più facilmente l’esperienza di una gita al mare o le foto di un post con i mari più belli d’Italia?
    Per questo, grazie sicuramente anche alle possibilità che ho (credo li possiamo chiamare privilegi) di vivere in una città che offre molto e di avere una condizione di salute che mi permette di muovermi senza particolari difficoltà, ho la possibilità di scegliere tra un’offerta ampia di eventi e occasioni in ambito lavorativo e non.
    Di mio, ci metto la voglia di ampliare la mia comfort zone dell’introversione (e spingermi a scambiare chiacchiere e opinioni anche se me ne starei in silenzio la maggior parte delle volte), o di andare a trovare in presenza clienti anche se sono distanti, ad esempio.
  • Mettere a punto un mix inedito di strumenti di comunicazione. Una newsletter che sembra un blog, un contenuto scritto accompagnato da un audio (come una newsletter o blog con audio annesso), una rivista stampata su un packaging (ho scoperto questo esempio, molto originale, che mi è sembrato un bel mix!)
    Ne ho parlato confrontandomi con un’amica e collega del mondo della comunicazione, che sta sperimentando a sua volta alcune soluzioni che le ho suggerito. Tentar non nuoce, si diceva.
  • Cercare un canale di comunicazione che il proprio settore/target ancora non usa. Se tutti sono su un’autostrada affollata e non riescono ad andare avanti, non ha più senso provare una strada provinciale laterale?
    Qui il discorso è molto ampio, e credo che il ruolo di noi consulenti di comunicazione sia proprio provare ad indagare se esistono strade poco battute, modalità alternative di essere presenti e comunicare: non ho la presunzione di inventare nulla, ma la creatività può servirci ad ampliare orizzonti che magari aziende e clienti non vedono, e quando riusciamo a farlo è una gran bella sensazione!
  • Provare un canale “d’altri tempi”. E se cogliessimo l’attenzione con uno strumento di comunicazione non più tanto in voga? Lo sapete che negli ultimi anni sono nati tantissimi magazine di carta?
    Sì, proprio le riviste, in un momento in cui le edicole stanno scomparendo. Vi dico solo che esiste anche una rivista di Midjourney (l’AI generativa di immagini che sta facendo tanto parlare di sé: sono pazzi in OpenAI? Non credo)

Queste non sono LE soluzioni da adottare, sono solo delle riflessioni personali, degli spunti per chiederci: “Qual è la nostra idea per comunicare “meglio”, o in modo diverso, nel 2023?

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Ciao, sono Erica!
Ciao, sono Erica!

Mi occupo di tutti i progetti visivi di cui hai bisogno per comunicare. In questo blog racconto il mio sguardo sul mondo, gli stimoli grafici che osservo, parlo di comunicazione visiva, di strategie, e a volte anche di aspetti più tecnici.

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